Dinnanzi alla Morte, Piero Angela Diffonde Serenità
L’amore della conoscenza è il linguaggio che va oltre la morte
Piero Angela, il più famoso divulgatore scientifico italiano, non c’è più. Presto o tardi accade a tutti, tuttavia questo grande uomo ci regala un inconsueto modo di vivere la propria morte.
Aveva 93 anni. È ragionevole accettare la fine a quell’età e lui l’ha accettata. Per quanto non sia scontato. L’accettazione è un atteggiamento che possiamo, oppure no, costruire lungo tutta la nostra vita. Come egli l’ha costruita? Nella sua ultima lettera pubblica, Angela lo spiega:
Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte).
Vedete, i suoi giorni avevano uno scopo, che egli ha espanso in una costellazione di progetti.
Ciononostante una visione del mondo progettuale non è sufficiente per nutrire la serenità che le sue parole contengono e irradiano.
Il fondamento della sua serenità è all’inizio della lettera:
Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi.
Angela sapeva di essere parte di un gioco che ha regole precise. Le stesse regole che gli diedero la vita ora gliela stanno spegnendo e va bene. Non c’è traccia di colpe o meriti, che troppo spesso inquinano i nostri discorsi. Le sue parole sono di cura e amore per l’Italia:
Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio.
Leggete queste parole. Che cosa sentite? È un addio, tuttavia è insieme un inizio. Invitandoci a prenderci cura dell’Italia, Angela va oltre la morte come trauma e mostra che si tratta della fine di un progetto, nulla più. Tristezza circondata da speranza, perché un nuovo progetto sta per iniziare nuovamente.
I progetti che amò erano tutti volti a divulgare la scienza. Angela ha mostrato che la scienza si fonda sulla curiosità ed educatamente ha diffuso questo messaggio di pace per tutta la sua vita professionale.
È un addio, tuttavia è insieme un inizio.
Per coloro che percepiscono il razionalismo scientifico come un limite di fronte allo sconfinato universo delle fedi, il suo messaggio sembra duro e intransigente. Per esempio, Nicola Porro sostiene che Angela fosse
[…] missionario e teologo, quale in effetti è stato, di una nuova religione chiamata Scienza, (da Vi dico dove sbagliava Piero Angela)
Queste affermazioni rivelano più di chi scrive di quanto non descrivano il loro oggetto. Chi è prigioniero di una qualunque fede dogmatica ed emotiva non ha altro linguaggio se non le parole “missionario”, “teologo”, “religione”. Essi conoscono soltanto il linguaggio del giudizio. Giusto, sbagliato.
Al contrario, la lettera di Angela va oltre tutto ciò. Egli non dice di aver ragione, bensì di aver dato uno scopo alla sua vita e di essere grato per aver avuto l’opportunità di realizzarlo. Questa è serenità.
Non fa male: provate a dimenticare le categorie di giusto e sbagliato. Una volta spento il rumore che queste parole producono, potete ascoltare la serenità del discorso scientifico. A proposito, c’è un’alternativa all’opposizione giusto e sbagliato: si tratta di cercare quelle verità che sono vere al di là delle culture e delle opinioni. È la scienza.
Piero Angela è stato un abitatore dell’universo e la sua ultima lettera ci regala il punto di vista universale di chi ama la conoscenza e non chiede che di continuare questo amore.